VIAREGGIO. “Oggi Viareggio ha il suo ponte nuovo, un ponte moderno sicuro per i veicoli, per i pedoni, per i natanti e per le darsene. È vero, non è il ponte di Brooklyn e noi non siamo New York, per cui, fatte le giuste proporzioni, l’opera incardinata in un contesto urbano così complesso come il nostro lungocanale ha rappresentato un lavoro imponente e importante. Lo sapevo bene a marzo 2014, dopo un mese dal mio insediamento, quando in una riunione con l’ufficio tecnico – già smantellato mesi prima – chiesi a tutti l’impegno massimo per questo lavoro. Viareggio aveva i soldi dal 2007 e nessuno aveva avuto il coraggio di usarli”. Lo scrive l’ex vicesindaco ed ex assessore ai lavori pubblici Gianmarco Romanini in una nota.

“Lavoravamo già con zero soldi nei capitoli di bilancio, col personale sparso in giro per il Comune e con bordate quotidiane ad personam che avrebbero fatto imbestialire un santo. Eppure, in quella riunione non c’erano un assessore e dei dipendenti comunali: c’erano dei viareggini che decisero di mettersi la maglia della stessa squadra e di iniziare un’opera che nessuno per sette anni aveva avuto il coraggio di fare. Usava in Comune ed in tutti i Comuni che gli incarichi di punta venissero dati a soggetti terzi profumatamente pagati per i ruoli di direttore dei lavori, responsabile per la sicurezza.

Foto Alberto Macaluso
Foto Alberto Macaluso

“A Viareggio, con zero euro ed i soldi contatissimi e giusti giusti per realizzare il ponte, quegli uomini e quelle donne, in quella riunione nella stanza dell’assessore, decisero di rischiare in proprio, di svolgere loro incarichi, di non dare consulenze, di non spendere i quattrini risicati dei cittadini di Viareggio, di pagarsi autonomamente le assicurazioni, di lavorare anche oltre l’orario di lavoro – senza straordinario perché bloccato dalla crisi economica -, senza un euro in più in busta paga. Nacque una squadra vera di gente che remava nella stessa direzione.

“La mattina il lavoro ordinario di rendiconti e lavori vari, il giorno tutti al ponte a rassicurare gli abitanti, a vedere che procedesse tutto celermente. I viareggini ci hanno capito e aiutato, le loro case erano aperte per farci riposare o dare un bicchier d’acqua. Nel frattempo elaboravamo anche interventi che avrebbero migliorato il progetto originale come il passaggio sotto il ponte, la rotonda ciclabile, la pista lungo il Lungocanale Ovest già finanziata grazie alla joint venture di Mo.Ver. e Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Niente era lasciato al caso.

“Chi ha tirato bordate perenni e costanti all’amministrazione anche sul ponte oggi sorrideva e tagliava il nastro, chi ha distrutto un team e lo ha umiliato accusandolo di non aver svolto bene il proprio lavoro presto se ne tornerà da dove è venuto, anche se i danni che ha fatto li sconteremo noi che paghiamo regolarmente le tasse.

“Per il resto a una cosa tengo particolarmente e faccio nomi e cognomi. Il ponte c’è ed il merito va all’allora sindaco Leonardo Betti, all’allora dirigente ai lavori pubblici Riccardo Raffaelli decurtato di ogni potere ma padre e direttore dei lavori, a Giovanni Mugnani, funzionario responsabile della sicurezza autopagatosi l’assicurazione, a Larisa Troiani, Eleonora Lencioni, Antonio Bresciani, Dino Pierotti, Caludio Opulo, Marco Bini, Rosanna Santini, Marcella Saviozzi, Anna Rombai e non vado avanti perché ci facciamo notte.

“Si fa presto a tagliare un nastro: ci vuole tanto per fare un ponte, ci vuole una vita per non dimenticare di essere stati parte di una squadra di persone straordinarie che hanno condiviso amore, passione, competenza nel nome di una città chiamata Viareggio. Come volevasi dimostrare, nessuna di queste persone è stata invitata per inaugurarlo il ponte…”.

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ultimo aggiornamento: 20-03-2015


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